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“Soffro di Sindrome di Morte Parziale e quello che ho fatto durante la mia condizione senza trattamento medico non è colpa mia.” 2013 – 2014, UK La Serie TV inglese In The Flesh (2013-2014), scritta da Dominic Mitchell, prodotta dalla BBC e tuttora inedita in Italia, è l'evento speciale del Nightmare. Vincitrice del BAFTA, il genere è quello del film zombie post apocalisse, ma secondo un punto di vista radicalmente diverso, partendo da dove di solito i film sugli zombies finiscono: come trovare la soluzione al problema. Gli zombie, infatti, dopo essersi risvegliati possono cominciare un lungo periodo di riabilitazione e farmaci che permette loro di curarsi e, se giudicati idonei, essere reintegrati nella società. L’ambiente che li attende, però, non è dei più rosei poiché essere zombie diviene la condizione dell’emarginato, del malato, del nemico in una società in cui diffidenza e paura prendono il sopravvento sulla possibilità di accettare coloro che sono in cerca di redenzione. Lo spettatore si ritrova così catapultato in un piccolo paese che diviene metafora dei nostri tempi e dell’intolleranza verso chi è semplicemente “diverso”, ma allo stesso tempo umano come noi La storia di “In The Flesh” inizia solitamente dove gli altri film finiscono: dopo il “risveglio” degli zombie e una lunghissima guerra tra umani e morti viventi. Ora si è trovata una cura medica per curare gli zombie, riportarli alla ragione e reintegrarli nella società. La medicina li definisce sofferenti da “Sindrome di Morte Parziale”; devono portare lenti a contatto colorate e spalmarsi creme abbronzanti per attenuare i loro tratti che li fa essere dei non-morti-viventi a cui è stata ridata la ragione e la personalità. Il giovane Kieren è uno di questi ex-zombie. Come tutti, quando i medici lo dimettono, per Kieren inizia la sfida più difficile: tornare a vivere nella propria casa, nel piccolo villaggio natale, con la propria famiglia, ma in un ambiente ostile, per il quale lui è semplicemente un “marcio” zombie che ha ucciso amici e parenti...
Writer and creator Dominic Mitchell (interview transcript)
What was it like returning to the world of In The Flesh? It felt great, it was fantastic to visit that world, visit Roarton again, visit the characters, introduce new characters, expand the world a bit and expand the mythology, yeah it was brilliant. Where does series 2 pick up? It’s about 9 months after the events of series 1 and Roarton, because it was so shocking the events that happened, there’s been a fragile peace between the living and the undead but that’s not the case in the outside world, things become more combative with the living and the undead. There’s a new political party, called Victus, it’s sort of a backlash to the government sending the PDS sufferers back. I always thought because the government introduced this policy where the PDS sufferers go back into society that there would be a backlash to that, especially because in Roarton it’s a microcosm of Britain and I think that a lot of things that happened in Roarton, happened everywhere else and people were like, hang on a minute I don’t want an undead person living next to me. In the reality of the situation, a one issue political party would spring up and say we’re for the Living, don’t trust the Undead. The whole mantra of Victus is not that they say they are anti-PDS, but rather they are pro-living. Their mantra is that these PDS sufferers are one missed dose away from tearing your head apart and they’ve got a point! Can you tell us about Simon, one of the new characters you have introduced this series? Simon is the twelfth disciple of the Undead Prophet, he’s connected to the ULA (Undead Liberation Army) who are an extremist group they consider themselves freedom fighters. They say that no one is protecting PDS sufferers, no one is fighting for their rights, so we’re the ones who have to fight for them. He’s a very interesting character, he’s enigmatic, he’s mysterious, he’s damaged I would say. Is there scope for a third series? With a series you want to close some doors, you want to end some stories because it’s unfair to cheat the audience I think, but we have left windows open for more stories. For me it’s such an interesting universe, we answer some questions but we leave some mysteries open, so there could definitely be more to explore I’d say.
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