Adattamento di un romanzo breve di Joyce Carol Oates (Lives of the Twins), L'amant double è l'esito, e probabilmente la conclusione, di una dualità permanente. Con rigore geometrico, l'autore francese precipita nella testa di una donna scollata dal mondo reale. La causa, (di)spiegata nell'epilogo, affonda nella gemellarità. La gemellarità parassita mostrata in quello che ha di più mostruoso.
Chloé, giovane donna fragile, somatizza un segreto che custodisce nel ventre e affronta in terapia. Paul, lo psichiatra, la ascolta senza dire niente, sedotto, fino al giorno in cui decide di mettere fine alle sedute. Ma Chloé ricambia il sentimento e trasloca la sua vita (e il suo gatto) nel suo appartamento. Tutto sembra volgere al meglio, quando scopre che il compagno le nasconde la sua parte oscura: Louis, gemello monozigote che svolge la stessa professione in un altro quartiere di Parigi. Prende un appuntamento e l'attrazione è fatale. Chloé li ama entrambi, uno con dolcezza, l'altro con bestialità. L'altro che è femmina, l'altro che è doppio, l'altro che è ratto, l'altro che ha le ali, l'altro che non può essere morto, l'altro che è assassino.
La maniera è quella di Brian De Palma, con un gusto postmoderno e incontenibile per la citazione. Ma le referenze cinefile non si esauriscono con Le due sorelle. C'è in Ozon una disciplina geniale che assimila in fretta il lavoro dei maestri per cucire la pelle e dipingere una tela di colori brillanti e visioni fantastiche. Nella sua variazione sul tema dei gemelli c'è David Cronenberg, ci sono le scale a chiocciola e le altezze vertiginose di Alfred Hitchcock, i segreti dietro alla porta di Fritz Lang, gli animali perturbanti di Jacques Tourneur e la vicina indiscreta di Roman Polanski (Rosemary's Baby).