L'ABBANDONO DI UGO FROSI

Italia, 2017, 112’

 

Regia / Direction: Ugo Frosi
Sceneggiatura / Screenplay: Ugo Frosi
Produttore / Producer: Francesco Paolo Montini
Interpreti / Cast: Giulia Galiani, Alberto baraghini, Alice Spisa, Licia Navarrini, Sonia Coppoli, Lisa Lazzaro, Gianluca Brundo.
Fotografia / Cinematography: Giovanni Battista Marras
Musica / Music: Joseph Macaluso
Scenografia / Set Designer: Alessandra Mancuso
Montaggio / Editor: Francesco Mazzei
Produzione / Producer Company: Movie Factory
Distribuzione / Distributor: Movie Factory
Contatti: movie_factory@hotmail.com

 

Italia, seconda metà del XVIII secolo. Un giovane religioso viene inviato, come Vicario del vescovo, in un monastero di clausura, per indagare sulla vera natura delle voci che riguardano una suora accusata di scandalo ed eresia. Dopo aver interrogato le prime testimoni - tra le quali una suora all’epoca dei fatti novizia - il Vicario comprende che, nel silenzio del chiostro, è avvenuto qualcosa di molto più grave ed inquietante di quanto credesse. Quando poi finalmente affronta suor Irene, la religiosa colpevole di aver sconvolto l’intero monastero, il giovane si troverà di fronte una donna enigmatica e seducente, che in un serrato interrogatorio si spingerà a negare ogni dogma e ogni morale corrente. L’incontro con la suora trascinerà il giovane religioso in un territorio inesplorato, un mondo opposto a quello fino ad allora da lui conosciuto, arrivando persino a farlo dubitare della propria fede, del senso stesso della sua esistenza. Une serie di fatti tragici, alla fine, lo costringerà a dover fare una scelta.




Note di Regia: Il 25 giugno 1781 il Vescovo di X, scrive al Pontefice Pio VI una lettera dai toni preoccupati circa alcuni eventi occorsi nel monastero di … dove "due religiose, oltre a professare sfacciatamente il quietismo, trattano d'invenzione di uomini, e Trinità, e incarnazione, e sacramenti ed eternità..."

Il Vescovo, in seguito, invierà al monastero il suo vicario, per approfondire la natura e la verità dei fatti e condurre un interrogatorio ufficiale delle monache e dei testimoni. Partendo da questo remoto e sconosciuto evento storico, una storia di scandalo e sospetta eresia avvenuta secoli fa nel chiuso delle mura di un convento, che avevo quasi per caso incontrato in un testo del XVIII sec, ho deciso di sviluppare un soggetto con la curiosità iniziale di indagare il conflitto esistente tra la natura del potere e il desiderio di libertà, ineliminabile e irriducibile nel fondo dell'essere umano. La vicenda e l’epoca stessa in cui era ambientata la storia poi richiamavano ad un precedente cinematografico molto suggestivo come quello del film “La Religiosa” di Jaques Rivette, tratto dall’omonimo romanzo di Denis Diderot. La sceneggiatura, basata sulle memorie del Vescovo Scipione de Ricci e sulla preziosa trascrizione integrale dell'interrogatorio, nella finzione drammaturgica prende le mosse dall'avventura umana del vicario e del suo incontro, nel silenzio del convento, con la misteriosa Suor Irene. Incontro destinato a mettere in crisi e sconvolgere ogni convinzione del giovane ecclesiastico. Personalità perturbante, dotata di sottile carisma e seduzione, Suor Irene, in un cosmo tutto maschile come quello della Chiesa, conduce una battaglia strenua e solitaria nel sostenere le proprie ragioni e nel fermo rifiuto ad essere ricondotta ad una disciplina che ormai avverte solo come una costrizione e una violenza nei confronti della propria natura.

Suor Irene, peraltro, può ben rappresentare la voce di molte di quelle religiose e mistiche, che lungo diversi secoli, sono state fatte tacere nel chiuso dei chiostri, accusate di follia o stregoneria, ed espunte infine da ogni storia ufficiale. Il viaggio del Vicario, nel film, si rivela infine come un viaggio alla scoperta di una dimensione del desiderio e della creatività vitale sostenuta dalla forza dell'eros, o se vogliamo utilizzare i termini junghiani, come un vero e proprio processo d'individuazione, culminante nell'integrazione della dimensione femminile, Anima, con quella maschile e razionale dell'Animus. Se nel mio primo lungometraggio infatti si parlava di Thanatos, in questo si parla della forza opposta, creatrice, Eros, appunto.

 

 




Ugo Frosi è nato a Roma nel 1969. Si laurea con lode in Lettere all’università La Sapienza di Roma, con una tesi sul teatro del Seicento. Studia sceneggiatura con il premio Oscar Ugo Pirro. Nel 1999 si trasferisce a New York, dove si diploma in regia alla New York Film Academy. Nel 2004 scrive e dirige il cortometraggio "Calos cai Agatos" che riceve il riconoscimento dell’interesse culturale nazionale del Ministero dei Beni Culturali. Nel 2015 scrive e dirige “L’ospite”, lungometraggio vincitore del fondo cinema Regione Toscana. “L’Abbandono” è il suo secondo lungometraggio.

 

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