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DYLAN DOG DAY

di Massimo Perissinotto

Il critico cinematografico Massimo Perissinotto ci racconta di Dylan Dog, trent’anni fa usciva nelle edicole italiane il primo personaggio dichiaratamente horror della scuderia Bonelli.

Fenomenologia di un fenomeno non solamente editoriale

Trent’anni fa usciva nelle edicole italiane Dylan Dog, il primo personaggio dichiaratamente horror della scuderia Bonelli, casa editrice che con Tex , Zagor e Martin Mystere aveva già flirtato col genere, e in qualche modo contribuito alla grande stagione del cinema horror italiano ispirando con un episodio di Zagor nientemeno che Zombi 2 di Lucio Fulci. Ma che Dylan Dog fosse un’altra cosa e una cosa ben diversa lo si intuì fin dal primo numero, benché dal punto di vista delle vendite esplose un po’ più tardi, fino a diventare il fenomeno editoriale degli anni 80/90 che oggi tutti riconoscono come un “classico”. Cosa lo rendeva così diverso? Non soltanto il genere e la contemporaneità storica,  quanto e  soprattutto la modernità di una scrittura postmoderna che guardava  all’allora recente cinema horror indipendente dei Carpenter, Romero, Hooper, Craven, Cronenberg, ma anche a quello italiano di Dario Argento e più sotterraneamente a quello di Lucio Fulci (a cui anni più tardi la copertina di ‘Lo spettro nel buio’, Dylan Dog n.68, omaggerà esplicitamente la locandina del capolavoro fulciano ‘L’aldilà’) e non di meno alla grande letteratura di Kafka, Poe, Twain, Buzzati… e naturalmente al precedente fenomeno mondiale dell’horror che ancora oggi perdura e si chiama Stephen King, senza trascurare elementi mai visti prima in un fumetto bonelliano, come il sesso, la depressione, la politica… Ma da dove salta fuori l’autore di Dylan Dog, lo sceneggiatore e scrittore Tiziano Sclavi? La risposta è ovviamente nei suoi lavori precedenti, che gravitano tutti nel mondo culturale ed editoriale milanese. Sclavi scrive sceneggiature di fumetti e articoli un po’ per tutti, da Rizzoli/Corriere della sera fino a Bonelli, romanzi destinati a premi e buona considerazione, e si distingue anche come redattore e capo redattore. Tiziano Sclavi puo’ quindi considerarsi una specie di Giorgio Scerbanenco dell’horror (genere che trapela in quasi tutti i suoi scritti, anche quelli non dichiaratamente  horror). Dylan Dog rappresenterà una svolta importante e definitiva non solo per il suo “creatore”, ma anche per molti dei disegnatori che lo interpreteranno, a partire da Angelo Stano, attuale copertinista, fino ai vari, tutti bravissimi, Giampiero Casertano, Carlo Ambrosini, Luigi Piccato, Montanari & Grassani, Nicola Mari e i più recenti Massimo Carnevale e Gigi Cavenago. Ma il fenomeno Dylan Dog e’ tale anche per l’influenza che ha avuto e che continua ad avere al di fuori del fumetto, cinema compreso.  Il film Dellamorte Dellamore  di Michele Soavi, regista chiave in quanto testimone, staffetta e continuatore del nostro cinema di genere, e’ tratto da un romanzo di Sclavi che di fatto romanzo non è (al contrario di ‘Nero’, da cui Soldi dirige un ottimo film polanskiano), bensì già sceneggiatura, sebbene ibrida tra cinema e fumetto. Inoltre il protagonista del libro, benché italiano e di professione becchino, rappresenta la matrice originale di quello che con i dovuti accorgimenti consoni al medium fumetto diverrà di lì a poco Dylan Dog. Il film, interpretato dall’attore inglese usato come  modello di riferimento per i tratti somatici di Dylan Dog, Rupert Everet,, rappresenta tutt’oggi  il massimo cortocircuito postmoderno mai visto al cinema da parte di un film italiano. Ambientato in un paesino immaginario dell’entroterra lombardo, Bufalora, diretto con stile e interpretato, oltre che da Everet, da una giovane e bellissima Anna Falchi, che ben incarna lo stereotipo “immaginario” di donna perfetta e irraggiungibile, e da bravissimi caratteristi italiani e stranieri, ‘Della Morte Dell’amore’, pur senza la Londra tatcheriana, senza la “spalla” Groucho e senza l’ispettore Bloch, si può considerare a tutti gli effetti l’unica riuscita trasposizione cinematografica del personaggio, che travalica i medium narrativi, Dylan Dog. La successiva trasposizione americana è da relegare senza batter ciglio nell’oblio, mentre da anni si parla –tra voci di corridoio e leggende metropolitane- di una versione televisiva che vedrebbe impegnati nomi altisonanti, tra cui lo sceneggiatore Dardano  Sacchetti, il regista Dario Argento e l’effettista Sergio Stivaletti. Staremo a vedere, sicuramente il fenomeno Dylan Dog è ben lungi dall’esaurirsi, anche perché da un po’ di tempo è in atto un rinnovamento come mai era stato neppure ipotizzato per un personaggio a fumetti italiano (cosa che invece è la norma negli Stati Uniti e in Giappone). Per tutto questo ma non solo, Dylan Dog sembra destinato a continuare ancora per molto tempo  a cambiare la sua storia e quella del fumetto, influenzando vecchi e nuovi medium, il prossimo –c’è quasi da scommetterci- potrebbe essere il videogame.

Massimo Perissinotto

 

 





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